Sono 17 le multinazionali italiane di rango mondiale e, tra queste, si conferma anche la «bergamasca» Italcementi. Solo Enel figura tra le cinque più grandi del proprio settore di attività e tutte, negli ultimi 10 anni, hanno al più tenuto la propria posizione in graduatoria senza riuscire a scalare la classifica. È lo scenario che emerge dall’indagine annuale sulle multinazionali, che prende in considerazione 324 multinazionali manifatturiere e 44 multinazionali delle telecomunicazioni e utilities, per un totale di quasi 28 milioni di dipendenti in tutto il mondo.
La classifica dei fatturati 2023 dell’industria e dei servizi è dominata da tre gruppi energetico-petroliferi pubblici (gli unici con vendite superiori a 50 miliardi): Enel (84,1 miliardi di euro), Eni (76,6 miliardi di euro) e GSE (54,4 miliardi di euro). Le posizioni successive si aprono ad altri settori, come il manifatturiero che si impone con FCA Italy in quarta posizione (21,9 miliardi di euro) e i servizi guidati da Telecom in quinta (15,1 miliardi di euro). Le dimensioni si riducono ancora con Finmeccanica (15 miliardi) e Riva (10 miliardi) per scendere nell’ordine dei 3-6 miliardi con Italcementi (5,8 miliardi), Luxottica, Prysmian, Pirelli, Cofide, Barilla, Marcegaglia, Parmalat, Buzzi, Indesit e Intek. Tenaris e Ferrero sono tra le multinazionali con sede anche all’estero.