Il report ha analizzato le condizioni di 102 capoluoghi alla ricerca di una città dove fossero rispettati i limiti indicati, ovvero una media annuale di 15 microgrammi per metro cubo per il PM10, 5 per il PM2.5 e 10 per l’NO2. Nessun luogo ha centrato gli obiettivi indicati e in 17 città i valori di polveri sottili – particolarmente dannose per la salute umana e causa di malattie respiratorie gravi – superavano di più del doppio i limiti suggeriti.
La concentrazione di polveri sottili
PM 10 – Nelle analisi ottenute grazie ai dati forniti dalle centraline sui valori delle PM10 ad esempio Alessandria lo scorso anno ha registrato una media annuale di PM10 più alta delle altre città, pari a 33 microgrammi per metro cubo. Valori quasi identici a Milano (32), Brescia, Lodi, Mantova, Modena e Torino (31). In generale, la maggior parte dei luoghi con cifre davvero preoccupanti si trovano soprattutto in Pianura Padana: in lista ci sono anche Piacenza, Reggio Emilia, Cremona, Vicenza, Treviso e Verona tutte con 30 microgrammi per metro cubo. Al Sud, l’unica città con valori simili è Avellino. Livelli entro la soglia si trovano invece a Caltanissetta, La Spezia, L’Aquila, Nuoro e Verbania. Secondo Legambiente per il PM10 le città dovranno ridurre le concentrazioni mediamente del 33% per poter rientrare nei prossimi anni nei limiti Oms.
NO2 – Osservando i valori di biossido di azoto sono invece 13 le città con valori davvero preoccupanti. Milano e Torino sono in forte sofferenza e contano livelli superiori di tre volte a quelli suggeriti. Sotto la Madonnina nel 2021 si è registrata una media annuale di 39 µg/mc, mentre sotto la Mole Antonelliana di 37. Male anche Como e Palermo (36), Bergamo (35), Trento e Teramo (34), Monza e Roma (33), Bolzano e Napoli (32), Pavia e Firenze (31). Entro la soglia ci sono per fortuna Agrigento, Enna, Grosseto, Ragusa e Trapani. In generale in Italia per l’NO2 la riduzione dovrà essere mediamente del 52%,